L’Agcom di recente ha avanzato l’ipotesi che le principali applicazioni di messaggistica istantanea possano pagare una quota agli operatori, rendendo possibile lo scenario in cui tali app possano attingere direttamente dal credito telefonico degli utenti. In primis Whatsapp.
Tra l’altro in questi giorni è emerso che le stesse app non sono in realtà gratuite:
“E’ anche vero che queste applicazioni solo in apparenza sono gratuite. In realtà, hanno un preciso modello di business che si basa anche sulla profilazione dei loro utenti. Queste app monitorano ogni nostra azione ricavandone un identikit preciso in termini di gusti. Quindi vendono ad altre aziende queste informazioni”.
Insomma, la questione è molto calda ed il rischio che Whatsapp torni a pagamento è concreto.